Introduzione
Mentre l’opinione pubblica internazionale resta ipnotizzata dai conflitti più visibili — Gaza, Ucraina e Taiwan — c’è un fronte che cresce lontano dai riflettori, silenzioso e apparentemente marginale, ma destinato a ridefinire il futuro delle grandi potenze: l’Artico. Quella che fino a pochi decenni fa era percepita come una distesa remota e impenetrabile di ghiacci, orsi polari e basi scientifiche, oggi è diventata la nuova scacchiera del XXI secolo. Il progressivo scioglimento dei ghiacci, effetto diretto del cambiamento climatico, sta aprendo rotte marittime che riducono drasticamente le distanze tra Asia ed Europa e rendono accessibili giacimenti di gas, petrolio e minerali rari di valore strategico. Energia, commercio, sicurezza e tecnologie del futuro: tutto converge verso questo spazio estremo.
Per la Russia rappresenta un’estensione vitale della propria influenza, per gli Stati Uniti e la NATO un fronte da presidiare a ogni costo, mentre la Cina, con la sua “Via della Seta Polare”, si inserisce come terzo attore pronto a sfruttare le opportunità economiche e geopolitiche. In questo contesto, l’Artico non è più un deserto bianco, ma il nuovo cuore pulsante della competizione globale, un campo di battaglia silenzioso che rischia di diventare il detonatore della prossima grande crisi internazionale.