Il lato oscuro della genetica


Negli ultimi decenni, il DNA è diventato una delle risorse più preziose al mondo. Non si tratta più soltanto di medicina personalizzata o di studi scientifici: la raccolta e l’archiviazione su larga scala del patrimonio genetico umano è ormai una questione geopolitica. Alcuni Paesi stanno investendo miliardi nella creazione di banche dati genetiche nazionali, strumenti che possono avere applicazioni civili, ma anche militari e di sorveglianza. Al centro di questa corsa c’è la Cina, che ha costruito la più grande banca dati di DNA al mondo. Un archivio che potrebbe contenere già decine di milioni di profili genetici, alimentato da raccolte di massa, controlli sanitari, campagne di polizia e perfino prelievi mirati su minoranze etniche.



La Gene Bank cinese: il “Progetto BGI”


Il cuore di questa macchina è la Beijing Genomics Institute (BGI), azienda biotecnologica con sede a Shenzhen, una delle più avanzate al mondo nel campo della genomica. BGI ha sviluppato enormi capacità di sequenziamento genetico e collabora sia con istituzioni scientifiche che con apparati statali. Secondo documenti e indagini internazionali, la Cina avrebbe utilizzato queste capacità non solo per la medicina e la ricerca, ma anche per progetti di sorveglianza genetica di massa. Una distinzione sottile ma cruciale: da un lato i laboratori presentano i loro lavori come contributi alla salute pubblica e alla lotta contro malattie rare, dall’altro emergono prove che questi stessi strumenti siano impiegati in programmi di controllo sociale e sicurezza nazionale