Le agenzie di intelligence e il paranormale: la corsa invisibile della Guerra Fredda
Durante la Guerra Fredda, la competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica non si giocava solo sul terreno della tecnologia, dello spazio o dell’arsenale nucleare. Esisteva anche una “corsa invisibile”, fatta di esperimenti mentali, percezioni extrasensoriali e presunte capacità psichiche utilizzate a scopi militari. Negli anni ’60 e ’70, infatti, i servizi segreti di entrambe le superpotenze investirono milioni di dollari in ricerche legate alla parapsicologia. L’obiettivo era tanto semplice quanto inquietante: scoprire se la mente umana potesse essere trasformata in un’arma.
La CIA, il KGB e persino il Pentagono condussero esperimenti di “remote viewing” (visione a distanza), telepatia, psicocinesi e controllo mentale. Alcuni di questi progetti, come il celebre Stargate Project, sono oggi documentati e declassificati: prove concrete che l’intelligence americana prese sul serio il paranormale, non come curiosità, ma come possibile strumento di controspionaggio.
Un documento di controspionaggio che parla di poteri psichici
Il documento recentemente desecretato che presentiamo oggi è una vera rarità. Si tratta di un rapporto di controspionaggio della CIA, classificato con il titolo “CI/OPSEC Proposal”, in cui si discute apertamente della possibilità che capacità psichiche anomale potessero rappresentare una minaccia concreta per la sicurezza nazionale.
In poche pagine, i funzionari americani delineano una proposta operativa che sembra uscita da un romanzo di fantascienza: proteggere le informazioni sensibili non solo da spie umane, ma anche da individui capaci di “leggere” o “percepire” a distanza dati classificati, infrastrutture militari e persino pensieri di agenti sul campo. Quello che colpisce non è soltanto l’oggetto del documento — il paranormale — ma il tono estremamente serio